Alla scoperta del Pianeta gemello: nell’estate 2020 gli Emirati Arabi Uniti lanciano Hope su Marte

Un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità.
-Neil Armstrong,  estate 1969-

Il 20 luglio 2020 Hope riesce ad essere lanciato in direzione Marte, quest’estate il ciclo della meccanica dei corpi celesti apre una finestra ideale all’interno della quale la distanza tra la Terra e Marte è al minimo.

E’ un evento che si verifica ogni 26 mesi e durerà fino ai primi giorni di agosto.


Apprendiamo da un tweet della Mitsubishi Heavy Industries che dopo diversi tentativi, rimandati per via delle condizioni meteo avverse, il lancio di Hope oggi è riuscito in maniera ottimale.

Hope è una sonda spaziale di proprietà degli Emirati Arabi Uniti il cui nome originale è Al amal ovvero “la speranza”, studierà l’atmosfera di Marte dopo essere giunta a destinazione nel 2021 in seguito ad un viaggio di oltre 490 milioni di chilometri e impiegando ben 7 mesi.

Una volta su Marte la sonda inizierà a scattare immagini che permetteranno di studiare il meccanismo delle stagioni sul Pianeta rosso.

Ma gli emirati Arabi Uniti non saranno soli nella corsa all’esplorazione di Marte, anche Cina e Stati Uniti sono pronti a inviare robot e rover.

La missione più ambiziosa risulta essere quella degli Stati Uniti la cui partenza è prevista per il prossimo 30 luglio, quando il rover Perseverance sarà inviato per raccogliere circa una trentina di campioni da portare sulla Terra.

Era prevista anche un quarto partecipante, una missione russo-europea che a causa di problemi tecnici con i paracadute e in seguito alla crisi provocata dal Covid, ha accumulato ritardi difficilmente colmabili nel breve periodo, partirà comunque nel 2022.

La corsa all’esplorazione del Pianeta rosso non è certo una novità, già a partire dagli anni ‘70 iniziarono le prime missioni che seppur fallimentari erano il risultato di una curiosità umana indefinibile.

La domanda è: c’è stata vita su Marte?

Michel Viso, esobiologo al Cnes, il quale ha progettato parte dei componenti di Perseverance, afferma che questo è un momento decisivo per ampliare la nostra conoscenza sul Pianeta gemello.

Nel 2022, infatti si unirà al gruppo delle grandi nazioni esploratrici anche il Giappone, diversamente quest’ultimo invierà una sonda per studiare Phobos, une delle lune di Marte.

Come mai si sta verificando una vera e propria corsa, da parte di queste potenze mondiali, ai lanci spaziali?

Sicuramente, così come si è già verificato in passato con l’esplorazione della Luna, l’interesse delle Nazioni verteva su questioni di privilegio e soprattutto sulla voglia di affermarsi come leader nel campo scientifico ed esplorativo; ma c’è un sogno nel cassetto ed è quello di poter un giorno riuscire ad inviare anche una componente umana nelle missioni su Marte. Tuttavia, resta la consapevolezza che questo non potrà essere possibile prima dei prossimi 30/40 anni.

Per il momento, l’opzione viene presa seriamente in considerazione soltanto dagli USA, anche se gli Emirati Arabi Uniti stanno pensando di costruire una “città delle scienze” all’interno della quale creare le condizioni ambientali di Marte in vista della costruzione di una colonia umana entro il 2117.

Oggi, Marte è soltanto un immenso deserto di ghiaccio, un Pianeta che 3,5 miliardi di anni fa ha iniziato a perdere densità atmosferica a causa di un cambiamento climatico, dove dunque la vita è impensabile.

Ciò che interessa maggiormente è stabilire, se e come il nostro Pianeta gemello abbia ospitato forme di vita in passato.

Jorge Vago, responsabile scientifico di ExoMars per Esa, sostiene che le condizioni atmosferiche di marte risalenti a 4 miliardi di anni fa avrebbero consentito lo sviluppo della vita metabolica, dei microbi.

Perseverance avrà il compito di esplorare il cratere Jezero, territorio inesplorato, per la forma si pensa potesse essere la foce di un fiume, dunque quale luogo migliore dove poter trovare forme di vita eventualmente esistite.

Prima di poter ricevere i campioni, raccolti in missioni differenziate, e poterli analizzare attraverso strumenti altamente sofisticati passeranno non meno di dieci anni.

Quali saranno i risvolti socio economici di questa corsa alle esplorazioni? Quali sono le domande alle quali si cerca di dare una risposta?

L’ unica certezza è che in una gara o corsa che dir si voglia, chi arriverà per primo alla soluzione sarà in possesso di una conoscenza di tale portata da garantire la leadership e di conseguenza il potere, anche decisionale sugli sviluppi del futuro. Di conseguenza, non partecipare ora a questa corsa significa dover attendere due anni prima di poter avere ancora un’occasione simile, e trattandosi di robot e sonde capaci di raccogliere una quantità di dati inimmaginabili, è chiaro che non partecipare ora significa accumulare un ritardo difficilmente recuperabile.


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