Secondo il Global Gender Gap Report 2020, l’Italia ha perso sei posizioni nella classifica sulla parità salariale, collocandosi attualmente alla 76a posizione.
Il World Economic Forum con i ritmi attuali ci vorranno oltre 200 anni per colmare il Gap.
Con il Codice delle Pari Opportunità e più nel dettaglio l’Art.46 del Codice, si dispone l’obbligo per le aziende pubbliche e private con oltre 100 dipendenti di redigere un rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale e della retribuzione effettivamente corrisposta.
Secondo le dichiarazione dell’ Harvard Business Review, cha ha condotto il primo studio empirico sull’impatto della trasparenza salariale obbligatoria, la comunicazione delle disparità di genere contribuisce a ridurre in concreto il Gap retributivo.
Numerosi sono i provvedimenti e i suggerimenti di modifica del Codice, come ad esempio estendere l’obbligo anche alle aziende con 50 dipendenti e introdurre un meccanismo di premio/sanzione per incentivare la riduzione del divario.
Un’ulteriore analisi arriva dall’Eige (Istituto europeo per l’eguaglianza di Genere) che calcola una differenza del 18% europeo e del 5% italiano, il divario riguarda sia il numero di ore retribuite all’interno del mese che la paga oraria.
In Italia si stanno portando avanti numerose iniziative anche a livello regionale, è il caso della Lombardia, con la proposta di un albo regionale per quelle aziende che praticano la parità salariale; emerge la volontà delle aziende italiane di allinearsi con le normative europee.
Le proposte sono molte, e tra queste vi è la certificazione rilasciata da Equal Salary.
La fondazione svizzera Equal Salary ha conferito il Certificato di parità salariale a Ferrari.
Ferrari è l’unica azienda italiana ad aver ricevuto la certificazione dopo uno studio meticoloso svolto dalla società internazionale PwC.
Lo studio ha coinvolto sia l’analisi dettagliata dei livelli di compensazione, sia le politiche di gestione delle risorse umane.
Ai dipendenti Ferrari stato chiesto di partecipare a sondaggi anonimi, interviste individuali e di gruppo in modo da poter indagare sulla loro percezione della cultura aziendale e dell’impegno da essa mostrato per l’inclusione.
Lo studio della durata di otto mesi ha certificato l’azienda presieduta da John Elkann, con un’altra pietra miliare che si aggiunge alle precedenti in ambito di solidità aziendale e solidarietà dimostrata nella lotta al Covid.
La Ferrari ha registrato un aumento dall’11,5% al 14 % della forza lavoro femminile, ma non solo poiché all’interno dell’azienda le donne stanno guadagnando sempre maggiori posizioni in ambito dirigenziale e con crescenti mansioni e responsabilità.
Vi è un unico ambito all’interno del quale il gender gap pay, colpisce in misura maggiore gli uomini rispetto alle donne.
E’ il settore della moda e in particolar modo delle sfilate.
Secondo una classifica stilata da Forbes sui 50 modelli più pagati al mondo, risalente al 2013, i primi 50 posti erano occupati soltanto da modelle.
Il mercato della moda femminile ha un valore che supera i 600 miliardi di dollari, quello maschile è leggermente più esiguo raggiungendo invece i 400 miliardi.
Le differenze in questo ambito riguardano soprattutto i diversi comportamenti d’acquisto.
Gucci in questo senso si mostra attenta ai valori dell’uguaglianza di genere nominando un Global Head of Diversity, Equity & Inclusion, lo scorso anno.
Il programma ha lanciato molte iniziative volte al rispetto della differenze di genere e di parità salariale, nel 2019 il report sui dipendenti globali mostrava che il 60% dei manager nel settore retail erano donne.
Secondo il comunicato sindacale di Gucci, l’azienda ha introdotto un nuovo metodo valutativo che porta all’aumento salariale in base al raggiungimento di obiettivi prefissati senza un tetto retributivo prefissato.
Il pacchetto welfare aziendale mira ad un ampliamento attraverso l’introduzione di Gucci Garden.
Dai resoconti di queste grandi aziende italiane, simboli del Made in Italy in tutto il mondo, entrambe rinomate e leader nel loro settore di riferimento, emerge una cultura improntata alla comunicazione e al rispetto, tuttavia, nel 2020 le aziende dovrebbero possedere già tutte un piano di parità salariale, evitando discriminazioni in tutti i settori: la moda, la tecnologia, la meccanica e soprattutto il mondo del calcio.
La realtà è che gli stereotipi sono duri a morire, le donne lavoratrici in Italia sono soltanto il 53% e le loro ambizioni lavorative sono indirizzate ancora su percorsi poco “premianti” ma con una flessibilità oraria che conferisca una maggiore conciliazione dei tempi vita-lavoro.