La recente impennata del bitcoin verso le ricche quotazioni raggiunte a dicembre 2017 ha ringalluzzito il settore delle criptovalute, che in realtà non si è mai fermato, neppure quando i bitcoin sembravano sul punto di essere archiviati alla voce vintage tecnologico. Ma ora che la madre di tutte le criptovalute vive la sua seconda (terza?) giovinezza, è più facile scrutare l’orizzonte del 2021 in cerca di trend.
(foto: Omar Marques/Sopa Images/LightRocket via Getty Images)
1. Bitcoin e istituzioni
Come tutti i fenomeni underground capaci di resistere alla scure del tempo, anche i bitcoin si apprestano a diventare sempre più mainstream. Dunque non è difficile che nel 2021 si replichi quanto già visto nel 2020, con un aumento di investimenti istituzionali nel settore delle criptovalute. Uno su tutti: Guggenheim Partners, società finanziaria, che nei giorni scorsi ha annunciato la volontà di iniettare 530 milioni in un investment trust legato proprio a bitcoin. E non sarebbe il solo: secondo gli esperti, l’immissione di quantitative easing nelle economie ferite a morte dal Covid-19, tra i vari effetti, potrebbe spingere ulteriori investimenti in criptovalute da banche e investitori un tempo riottosi.
2. Piccoli bitcoin crescono
L’anno scorso persino Elon Musk ha imposto il suo endorsement via Twitter a una criptovaluta minore: il dogecoin. Ma il settore delle altcoin, le criptovalute “alternative” è in gran fermento da un po’: anche se offrono prospettive e guadagni decisamente inferiori a quelli del bitcoin, per esempio, valute come polkadot (Dot) e cardano (Ada) guadagnano consensi. E il 2021 potrebbero (il condizionale è d’obbligo) farsi notare. Spartan Black, un importante fondo di investimenti cripto asiatico, ritiene addirittura che polkadot potrebbe crescere fino a raggiungere la top-3 delle maggiori criptovalute per capitalizzazione del mercato. E anche Nicholas Merten, fondatore di Datadash, uno canali Youtube più popolari tra i cripto-investitori, è convinto che almeno una parte dei nuovi investimenti nel settore andrà alle altcoin. Ai posteri l’ardua sentenza.
3. La valuta social
Secondo il Financial Time, a gennaio dovrebbe finalmente vedere la luce Libra, la criptovaluta di Facebook che però debutterà con un nome nuovo di zecca: Diem. Il re-branding si è reso necessario dopo tutte le polemiche e i dietrofront che ne hanno segnato il debutto mesi fa. La valuta digitale non farà concorrenza al bitcoin, ma sarà piuttosto una stablecoin, il cui valore cioè resta ancorato a una valuta di riferimento, in questo caso il dollaro. L’idea è quella di offrire uno strumento di pagamento interamente digitale e indipendente dal sistema bancario, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove ci sono più smartphone che conti correnti. Ma creare un’ecosistema finanziario al suo interno potrebbe portare a Facebook diversi vantaggi, ancora tutti da esplorare.
4. La ricerca della stabilità
Anche se l’arrivo di Diem potrebbe rompere alcuni equilibri, non è che detto che le stablecoin esistenti siano destinate a soccombere: tether per esempio, la cui capitalizzazione ad agosto ha superato quella del bitcoin, è ormai una certezza nei mercati delle criptovalute. Investitori e trader, invece di cambiare i loro asset virtuali in dollari, euro, yuan, che dovrebbero depositare in banca, li trasformano in tether che garantisce loro la stabilità del dollaro, e in più la possibilità di custodirla nei loro portafogli virtuali, per poi convertirla di nuovo in criptovalute al momento opportuno. Difficile che Diem offra le stesse garanzie, ma la potenza di fuoco di Facebook servirà comunque a veicolare il concetto di stablecoin, ad oggi ancora ignoto alle masse. Sempre che non faccia capolino prima qualche scandalo finanziario, visto che il settore è fortemente deregolato.
5. Pagamenti in criptovalute
La congiuntura tra lo sdoganamento dei bitcoin da parte di Paypal e il dilagare di altcoin e stablecoin nel 2021 potrebbe convincere sempre più ecommerce ad accettare le criptovalute. Pensateci: il metodo di pagamento è uno dei motivi principali per cui scegliamo un negozio online. Ecco perché per battere la concorrenza di Amazon, alcuni negozi online potrebbero aprirsi a bitcoin e affini, che offrono tra l’altro vantaggi come commissioni di transazione basse. Che il trend sia in atto lo rivela un dettaglio soprattutto: il fatto che soluzioni di pagamenti digitale come Hype, Circle e Anyday nei mesi scorsi si sono aperte – anche se in modo diverso – ai bitcoin. E nel 2021 altre seguiranno.
6. Le valute digitali di stato
Già da mesi la Cina lavora allo sviluppo di una propria valuta digitale che possa aiutare lo yuan a conquistare il mondo, bypassando le barriere finanziarie che ora lo tengono legato al sistema bancario: il battesimo di fuoco dovrebbe avvenire durante le Olimpiadi di Pechino del 2022. Quindi il 2021 sarà l’anno di svolta in cui la moneta digitale cinese prenderà forma. E lo sarà anche per l’euro digitale, che ha già l’endorsement della Banca centrale europea. “In questa nuova epoca – si legge sul sito della Bce – un euro digitale garantirebbe che i cittadini dell’area dell’euro possano continuare ad avere accesso libero a un mezzo di pagamento semplice, universalmente accettato, sicuro e affidabile”. E il dollaro digitale? Secondo i bene informati potrebbe essere proprio lui la grande sorpresa del 2021: a farlo pensare è quanto ha dichiarato in modo inequivocabile il 10 novembre, durante una conferenza di Bloomberg, un dirigente della Fed: “È fondamentale che la Fed si concentri sullo sviluppo di una valuta digitale nei prossimi mesi e anni”. E non si trattava di un dirigente qualunque, ma Robert Kaplan, presidente della Fed di Dallas e membro del Federal Open Market Committee (Fomc), il comitato a 12 incaricato di definire la politica monetaria americana.
Fonte: Wired