Un nuovo record nel 2021 per gli investimenti esteri in imprese israeliane: in 10 mesi dell’anno hanno toccato i 10 miliardi di dollari, ben oltre i 7,7 miliardi del 2019. E l’innovazione ne giova, con 28 nuovi unicorni e 20 quotazioni a Wall Street di società israeliane. A fare da traino il settore hi-tech, in cui ci si aspetta uno stock di investimenti esteri superiori ai 30 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.
La crescita si rispecchia nel progressivo rafforzamento della valuta israeliana, lo shekel, che ha raggiunto in questi giorni il massimo storico in 25 anni sul dollaro e in 20 anni sull’euro.
Dietro tale boom vi è l’ecosistema dell’innovazione “grazie alle start-up, Israele ha attirato importanti investimenti internazionali, ed è in eccellenti posizioni sul mercato borsistico USA” commenta Carlo Benigni, presidente dell’Unione Associazioni Italia-Israele. Ad oggi, Israele attira investitori statunitensi, in circa la metà dei casi (40 su 86 nel 2021). Ma cresce anche l’attenzione dei giapponesi soprattutto nella microelettronica, nella finanza (attività di SoftBank primis) e nelle telecomunicazioni con il centro R&D di NTT.
“La forza di Israele sta nell’innovazione applicata in tutte le discipline, dall’agricoltura all’aerospazio, dalla salute all’energia sino all’automotive” dichiara Fabrizio Camastra, responsabile del desk di Tel Aviv di ICE. “In quanto Italia, dobbiamo cogliere le complementarità dei due sistemi economici; un ecosistema manifatturiero d’eccellenza in Italia, e un ecosistema di ricerca e d’innovazione d’avanguardia in Israele” conclude Camastra.
Due economie complementari, quella israeliana e quella italiana, con ampi margini di sviluppo del settore agricolo all’alta tecnologia all’automotive. Un esempio? Stellantis ad aprile 2021 ha siglato con IIA un accordo per lo sviluppo di collaborazioni con start-up israeliane per la mobilità sostenibile. E sulla stessa scia, qualche mese dopo, accordo tra IIA e CNH Industrial.
E nell’automotive sono molti i player internazionali che hanno investito in R&S in Israele, come spiega Camastra. Sebbene nell’immaginario collettivo Israele difficilmente viene associato all’automotive, non avendo un’industria propria nel senso tradizionale del termine, “i grandi costruttori internazionali hanno capito da tempo che il Paese è molto avanzato nell’innovazione tecnologica pure in questo campo, e hanno quindi trasferito qui parte della loro R&S”. Ed è proprio nell’innovazione la grande ricchezza del Paese.