A maggio sono ripartite attività e servizi, c’è stato un aumento della domanda che per quanto esiguo ha contribuito ad un recupero da parte dell’offerta.
Secondo le statistiche del Centro Studi Confindustria, tutto questo non basta, i livelli restano ancora lontani dal periodo pre-Covid. Il salto della produzione industriale di maggio è del +32,1% rispetto ad aprile, e un +3,9% nel corso del mese di giugno, ma i dati totali su base annua continuano a registrare un calo di -19,9%.
Dunque complessivamente l’attività industriale è in calo del -21,6% rispetto all’anno precedente.
Il CSC commenta: «La fiducia delle imprese e delle famiglie è ciò che serve per una ripartenza solida».
L’Indagine Rapida svolta dal CSC evidenzia una differenza netta nelle imprese con alta propensione all’export che hanno fatto registrare performance di ripresa molto più lente.
Il calo della domanda verso i Paesi come USA e Sud America è da imputare alla differenziazione in termini di tempistica dei contagi, la domanda interna invece risente ancora di timori legati all’incertezza sui tempi di recupero dalla crisi sanitaria. I nuovi focolai che si sono riaccesi in alcune regioni e Paesi incrementano la paura di una nuova ricaduta dopo l’estate.
Questo, chiaramente, non fa che accentuare in famiglie e imprese, una più attenta gestione dei bilanci, così diminuiscono consumi e investimenti e aumentano le preoccupazioni sulle prospettive di lavoro.
L’ISTAT ha monitorato l’andamento del tasso di risparmio, registrando un aumento di ben 5 punti, toccando così il 12,5% del reddito a disposizione.
Gradualmente i dati sulla fiducia stanno migliorando, ma restano comunque inferiori rispetto a gennaio, gli acquisti restano depressi.
Il settore manifatturiero acquista fiducia nella produzione ma, contestualmente a simboleggiare una domanda inferiore rispetto alle aspettative degli imprenditori, si registra un aumento di scorte di magazzino.
Questo è un dato preoccupante per l’andamento futuro della produzione, e si ribadisce la necessità di fiducia di imprese e famiglie, in assenza di questo fattore interno tutte le politiche a sostegno della domanda rischiano di essere limitate e vanificare il lavoro svolto fino a questo momento.