La Commissione politiche europee del Senato richiede al governo di modificare il decreto legislativo che recepisce la direttiva 2019/1151 nella parte che affida ai notai la costituzione online delle startup in via esclusiva.
Pagamenti digitali (Lego, Getty Images)
Cosa prevede il Dlsg del Mise
L’art. 29 della legge di delegazione europea stabilisce che la costituzione online delle società -startup incluse- debba avvenire attraverso l’utilizzo di una piattaforma che consenta la videoconferenza e la firma elettronica riconosciuta. Nello specifico “l’atto costitutivo delle società a responsabilità limitata e delle società a responsabilità limitata semplificata aventi sede in Italia […] può essere ricevuto dal notaio, per atto pubblico informatico, con la partecipazione in videoconferenza delle parti richiedenti o di alcune di esse. Gli atti di cui al primo periodo sono ricevuti mediante l’utilizzo di una piattaforma telematica predisposta e gestita dal Consiglio nazionale del notariato”.
Per costituire la startup l’unico modo è rivolgersi al notaio. Anche se la costituzione potrà avvenire online. “Lo schema di decreto viola platealmente il principio della concorrenza – scrive Nannicini – E non fa niente per risolvere l’aggravio di costi e le complicazioni per la costituzione di startup nate in seguito a una recente sentenza del Consiglio di Stato.”
Anche Confindustria attacca
In occasione dell’assemblea di Confindustria il presidente Carlo Bonomi ha sottolineato la rilevanza del tema, dichiarando “in tema di transizione digitale, numerosi ordini professionali, casse di previdenza e società pubbliche controllate in-house stiano usando proprie risorse, a ben altro destinate, per realizzare piattaforme digitali esclusive in chiara violazione della concorrenza, mentre l’offerta di servizi digitali da parte delle imprese private di settore offre una vastissima gamma di soluzioni già testate e disponibili sul mercato”.
Le startup lottano per l’innovazione
Angelo Coletta, Presidente di InnovUp, rimarca la problematica in quanto questa pratica “risulta platealmente contraria agli stessi principi di concorrenza della Direttiva stessa, come di recente osservato all’interno dell’attività delle Commissioni riunite Giustizia e Attività produttive della Camera dei Deputati”. Secondo Coletta, il processo di costituzione dovrebbe essere effettivamente digitalizzato, in modo tale da favorire l’innovazione e snellire la burocrazia. Ma, per farlo, “è fondamentale che possa avvenire tramite diverse soluzioni, anche in concorrenza tra loro –conclude Coletta – Ove ciò non fosse possibile, la piattaforma di registrazione online dovrebbe comunque essere super partes e, quindi, sviluppata da un ente pubblico”.