Lo studio di Unicredit “The Italian Way” prevede una road map virtuale partita il 16 giugno 2020 da Napoli, mostra che nel 2020 la filiera della Moda italiana subirà delle perdite comprese tra il 20% e il 25%.
La Banca ha organizzato una “Road Map Virtuale” sul Made in Italy, in partenza da Napoli e a seguire ci saranno anche Roma, Palermo e Torino.
L’iniziativa, basata su dati Cerved, mira ad indagare e riflettere sugli scenari che il Covid-19 ha causato e a come fronteggiarli nella maniera più efficace, sviluppando strategie competitive per la ripartenza delle eccellenze italiane.
Dallo studio emergono due scenari principali, uno “Soft” con perdite preventivate di ⅕ del fatturato 2019, mentre l’altro “Hard” che arriverebbe ad una perdita di ¼ del valore pre-Covid. Quest’ultima ipotesi influirebbe significativamente sul 2021.
Il settore della Moda Italiana era giunto “in salute” alla fase pre-Covid, registrando un domanda superiore all’offerta, merito soprattutto delle esportazioni. contemporanea al blocco della produzione a marzo si è registrato anche un calo della domanda.
Dalla Cina, tuttavia, arrivano segnali di ripresa, un aumento della spesa in beni voluttuari.
Molte aziende italiane stanno investendo nell’e-commerce, settore cresciuto del 60% durante il lockdown, mentre altre stanno puntando su un ritorno della produzione in patria il cosiddetto “reshoring”. Si tratta di un vero e proprio controesodo, un rientro in Italia di aziende che avevano delocalizzato la produzione.
Gli imprenditori della Moda italiana si dicono fiduciosi nel poter colmare il gap economico preesistente nel Paese, sfruttando gli incentivi economici messi a disposizione e lavorando su ulteriori agevolazioni per favorire il “ritorno della produzione in Italia.
Carlo Casillo, Presidente della sezione moda di confindustria Napoli dice : «Il reshoring può essere un’occasione unica. Alle banche chiedo di credere nel sistema Moda e sostenerlo.»
Anche Lavinia Biagiotti invia un messaggio di ottimismo, dicendo che le imprese della Moda si sono rivelate flessibili nella risposta alla pandemia, in quest’ottica bisogna aver fiducia nelle collezioni future.